Recovered: American Horror Story – Murder House

Una delle poche cose piacevoli nell’angosciante quarantena da Covid19 è quella di aver più tempo per leggere e vedere film e serie tv che avevamo lasciato alle spalle.

Non siamo amanti in generale di queste serie (ad eccezione per alcuni innegabili capolavori come True detective e Walking Dead per restare in tempi recenti); la nostra impressione è quasi sempre che nella puntata i tempi siano dilatati per arrivare a coprire lo spazio minimo di 8-10 ore di girato che serve a coprire un numero decente di puntate.

Tuttavia, American Horror Story va ad aggiungersi di diritto a quelle serie indimenticabili e che rasentano la perfezione.

Vuoi per la bravura degli attori, da Dylan Mc Dermott forse mai così convincente nella sua carriera, a Zachary Quinto già apprezzatissimo nel ruolo di Spock nello Star Trek di JJ Abrahms, passando per Evan Peters che si toglie i panni da X-Men per questo ruolo molto più oscuro e ambiguo; ma  soprattutto per il cast straordinario di attrici: dalla sorprendente Alexandra Breckenridge che divide il ruolo del suo personaggio con Frances Conroy, all’inquietante Kate Mara che vuole rubare il cuore del marito di Connie Britton… tutte guidate da una Jessica Lange pienamente all’altezza della leggenda che il suo nome porta associata.

Difficilmente trovare una compagnia di attori come questa che contemporaneamente rendono il meglio di se in un progetto cinematografico.

La I stagione si svolge rivisitando il classico tema della “Casa Stregata” o per meglio dire, letteralmente infestata dai fantasmi. Tanti fantasmi. In questo dobbiamo ammettere che la formula della serie Tv è stata particolarmente azzeccata per questo soggetto di Ryan Murphy e Brad Falchuk, perché la connivenza di così tanti “spiriti” dentro una casa raccontata in un film di due ore sarebbe finita per diventare grottesca o forse ridicola e difficilmente ci avrebbe regalato i tanti brividi concessi da ognuna delle 12 puntate di questa serie.

Invece così ogni episodio ci ha regalato qualcosa, come l’arrivo di un personaggio nuovo (vivo o fantasma che sia) che racconta  una nuova versione dei fatti accaduti nella “casa”.

Splatter quanto basta, quello che serve per renderlo creepy senza esagerare con violenza gratuita come spesso succede con le produzioni di oggi. Erotico in molti tratti (del resto racconta la storia di un marito infedele) ma senza arrivare al porno soft del Trono di Spade. Adolescenziale e al contempo maturo, contraddizione rappresentata alla perfezione dalla cameriera Moira che fin dalla prima puntata appare per ciò che uno la vuole vedere.
La serie regge perfettamente dal primo all’ultimo minuto, con un cambio narrativo forse un po’ spiazzante nell’ultima puntata come se questa volesse essere da preludio ad “altro”… chissà!
L’ennesima dimostrazione che con delle buone idee si possono rivisitare e innovare classici senza demolirli o violentarli e neanche, sbagliando sul versante opposto, fare solo dei remake scene by scene che servono a poco o nulla.

J. Mnemonic

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