Cinema Horror: il grottesco e l’ironia che fine hanno fatto?

Si può far ridere e far paura nello stesso tempo?

Dylan Dog e i suoi autori ci riescono da molti anni; il fido aiutante di Dyd, (ovvero quel  Groucho  di cui non sapremo mai il suo rapporto con il Groucho Marx  vero),  non appena Dylan diventa troppo pensieroso arriva subito a chiedere “Capo che fai? Ti perdi nella metafisica? E se metà è fisica l’altra metà cos’è?”.

Ma nel cinema horror l’ironia macabra che a volte sfocia nel grottesco non è mai mancata.

Basta pensare agli zombi di Romero, alle battute taglienti e a volte anche fastidiose di Freddy Kruger o a Scream (sempre dello stesso regista Wes Craven), a “La Casa” di Sam Raimi che conteneva solo un accenno delle reali intenzioni grandguignolesche del regista, infatti dopo il successo avuto ne “La Casa 2” (che non è un seguito ma un totale reboot) e soprattutto nel terzo capitolo “L’armata delle tenebre” si è lasciato andare costruendo un capolavoro di fantasy-horror surreale (“Le hai dette le parole giuste Ash?” “beh… forse non proprio ogni singola sillaba…”).

In  Essi vivono John Carpenter mette pezzi  al limite del grottesco e lo stesso fa in Vampiri da Marte, ma del resto è il regista di 1997 Fuga da New York con il mitico Kurt Russel/Jena Plissken come protagonista, quindi c’è poco da insegnarli sul tema.

 

Il film horror più recente con una buona dose di ironia è il geniale Quella casa nel bosco(che vi invitiamo per l’ennesima volta a vedere se non l’avete ancora fatto), ma per il resto in questo nuovo millennio, ci sembra che del connubio ironia- horror se ne siano un po’ dimenticati  tutti.

Di certo questi primi due decenni del nuovo millennio ci hanno regalato horror stupendi a partire da Saw e poi tutta l’invasione asiatica. Ci ha regalato Il sesto senso di Shalyman, l’australiano Babadook e lo svedese Lasciami entrare che saranno di certo pietre miliari del genere. Ma lo ripetiamo, davvero pochi film ironici.

 

Fin troppi film invece sono stati involontariamente ironici, ovvero gli autori avrebbero voluto far  paura e invece hanno fatto ridere.

Lasciando stare per pietà (e per rispetto) alcune produzioni di Dario Argento tipo Il cartaio e Giallo (che comunque ringraziamo per averci recentemente regalato un numero di Dylan Dog meraviglioso), non riusciamo davvero a capire il confine fra l’ironia voluta e quella involontaria in casi come “Final Destination” o “Slender man” fino al ridicolo “In a quiet place” davvero insostenibile per numero di fesserie.

Forse il film che è riuscito a mescolare meglio gore e un poco di ironia è il fantascientifico (solo un poco horror) District 9 che in questi tempi di razzismo conclamato andrebbe visto e proiettato nelle scuole.

Non ci dispiace che un film sia horror puro al 100%, ma ogni tanto saper ridere anche della paura e, soprattutto, delle proprie paure fa bene.

 

  1. Mnemonic

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