About: Slender Man
“Slender Man” è il film horror del momento. Diretto da Sylvein White, regista francese semisconosciuto, “Slender Man” è ispirato a una leggenda metropolitana (o creepypasta, se preferite) popolarissima, soprattutto in America. Sganciamoci un attimo dal film e facciamo un piccolo approfondimento sui retroscena: originariamente, lo Slender Man non era altro che un ritocco fotografico per un concorso del 2009 sul sito “Something Awful”. Victor Surge (pseudonimo di Erik Knudsen) vinse il concorso grazie a questo uomo alto molto inquietante accanto a dei bambini in un parco. Ovviamente, questa idea viene dai racconti dell’orrore di Lovecraft, dai libri di Stephen King, dalle credenze popolari sull’uomo nero. Insomma, nulla di nuovo. Eppure la leggenda dello Slender Man è diventata popolarissima in rete, tanto da dar vita a dei videogiochi! Se desideraste approfondire, potete tranquillamente fare un salto su Wikipedia e altri dodicimila siti a riguardo.
Ma veniamo a noi: siamo andati al cinema, noi del THF, senza grandi aspettative in realtà, sebbene l’attesa del film in questione durasse da anni, e siamo stati delusi lo stesso, ma andare ci sembrava un atto dovuto.
La trama è estremamente semplice e piuttosto manchevole di sostanza: quattro ragazze evocano Slender Man. Impazziscono, spariscono o muoiono. Fine. Questo è uno dei primi grandi problemi di questo film. D’accordo, i teen movie tireranno di più, d’accordo, si basa su una leggenda metropolitana, ma non è che dovevate solo copiare da internet, cari sceneggiatori, è demodé anche tra i teen. Si poteva rielaborare, si poteva fare qualcos’altro.
Il secondo grande problema di questo film è l’ambientazione: ma dove c***o l’avete girato, in Norvegia!? C’è un’ora di sole al giorno! Per tutto il tempo la pellicola è insensatamente scura. Dopo un po’ abbiamo pensato addirittura che ci fossero problemi di luce in sala. E invece no, sembra che queste ragazze siano state pure vampirizzate dato che escono sempre e solo di notte! Comunque, ce lo siamo chiesti, dove lo avessero girato. Magari veramente in Norvegia, magari nel nord del Canada. Dunque siamo andati a controllare, e sapete cosa abbiamo scoperto? Che è stato girato a Boston. E il film non è ambientato in dicembre, perché le nostre protagoniste vestono panni tutt’al più autunnali.
Il terzo problema riguarda sempre l’ambientazione: cosa fanno queste ragazze quando non stanno a casa ad evocare mostri per noia? Girano nei boschi di notte. Almeno sono coerenti. Ora: il bosco è notoriamente un elemento di paura, ansia, inquietudine, etc. Comunque è un elemento di disturbo. Solo che non puoi piazzarmi lì un bosco perché “il bosco fa paura” e basta. Il senso? “C’è Slender Man”. Ah. Ok.
Il quarto problema riguarda il montaggio: ci sono scene che si ripetono, e si ripetono, e si ripetono sempre uguali a sé stesse. Capisco che uno debba fare minutaggio, ma lo spettatore a un certo punto spera con tutta l’anima che la ragazza presa di mira in quel momento muoia e alla svelta, affinché la scena possa finire. Anche perché diventa noioso, il ché per un film horror non è certo il massimo. Non era meglio far durare di meno la pellicola?
Il quinto problema riguarda gli effetti speciali, e in particolare il mostro: tutto qui? Ok, non è esattamente piacevole da vedere, ma si poteva fare di più. Non so, dargli altri poteri che non fossero sbucare fuori dall’ombra e da dietro gli alberi e far fischiare gli oggetti elettronici. Fa impazzire le sue vittime, d’accordo, ma qui veniamo al sesto problema che poi si ricollega al primo: perché? Perché il mostro fa tutto questo? Da dove viene? Che cos’è? Sì, sì, sappiamo tutti che è nato da una creepypasta, ma perché non sfruttare la cosa a proprio vantaggio, perché non partire da lì per sviluppare un buon film? C’erano così tante possibilità (vedi “Tall Man”)! E la cosa orribile è che a queste possibilità gli sceneggiatori hanno evidentemente pensato: ci sono tante buone idee nel film! Tutte sprecate.
Il settimo problema è la colonna sonora: semplice, troppo semplice. Qualche arco che qua e là strimpella un po’ per creare tensione, i tre rintocchi della campana e lo scricchiolio degli alberi. Qualcosa che non resta impresso. Asettica e impersonale. Insomma, una schifezza.
L’ottavo problema: i jumpscares. Madonna, troppi! Di cui buona parte inutili, tra l’altro. Basta con questa storia che i film per far paura devono farti venire un infarto. La paura, quella vera, è un’altra cosa. È qualcosa che ti porti dentro, che ti entra nella testa e ti fa passare qualche notte insonne perché ci ripensi e ti dici “potevo esserci io, poteva capitare a me”. E invece personalmente a me non sarebbe mai potuto capitare di evocare un mostro per svago, perché anche da adolescente io avevo un cervello e un istinto di sopravvivenza bello forte.
Da qui poi ci sarebbe una lista infinita di cose minori che noi non citeremo in questa recensione perché ci siamo dilungati fin troppo. Super deludente. Voto: 2/10.
Ilaria Alleva
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