Ci ha lasciato Tullio Dobner
Dopo tredici anni che organizzo eventi per la divulgazione culturale penso di poter dire che è sempre una bella esperienza conoscere di persona ospiti di alto livello intellettuale. Capita anche che, raramente, qualcuno sia una delusione… ma il più delle volte hai modo di conoscere persone veramente in gamba.
A volte poi questo rapporto va oltre il semplice incontro estemporaneo e si trasforma in qualcosa di più, forse perché ci si riconosce fra persone che mettono la stessa passione non solo nel “fare” cultura ma anche nel divulgarla.
Con Tullio Dobner, rintracciato attraverso un link che portava al suo blog penso di poter dire che è andata così.
Al di là della collaborazione con il Terni Horror Fest ci siamo sentiti spesso e ho avuto anche il privilegio dei incontrarlo nella sua Grecia.
Tra di noi si era instaurata una sorta di “strana” confidenza, quella che ci può essere fra un ex beat della swinging London quale mi ha raccontato di essere stato negli anni ’60, e un ramblers irlandese nato troppo a sud dell’Europa come mi son sempre sentito io.
Tullio conosceva praticamente ogni tipo di letteratura classica e contemporanea, ma era anche un grande esperto di musica e di sport. Sotto il sole calcidico abbiamo parlato a lungo del tennis e di come era incredibilmente cambiato dal periodo d’oro di Lendl, Borg, Mc Enroe e Wilander che ritenevamo entrambi il miglior periodo della storia di quello sport. Poi dei Beatles del Rock e di Sergio Endrigo.
Era un gigante. Lo dico senza paura di cadere nella retorica della morte per cui tendiamo sempre a sopravvalutare chi ci lascia.
Ogni parola che pronunciava (e scriveva) era pesata, pensata e accurata.
Mai superficiale, mai una parola su un argomento che conosceva poco.
È una scomparsa che mi addolora profondamente dal lato umano. Mentre penso che da quello professionale ancora pochi abbiano effettivamente compreso la grandezza dell’opera di Tullio.
Questa sua scomparsa tragica mi lascia a terra e senza fiato.
Ci sono tanti versi di poeti e cantanti che sottolineano la grandezza e la fragilità della vita umana. Lui probabilmente li conosceva tutti e avrebbe scelto quello più appropriato. O forse lo avrebbe appositamente scritto, perché era anche un bravissimo scrittore oltre che il traduttore italiano più bravo di sempre.
Io posso solo dire che in questa lotteria che è la vita umana uno dei numeri più positivi che è uscito sulla mia ruota è stato quello di averlo potuto conoscere e poterlo definire un amico.
Alla fine poi, la grande amarezza è che come sempre la “vita” ti dimostra che non devi mai dare per scontato nulla, neanche la prossima estate.
Alzo l’ouzo in tuo onore Tullio, addio.
Alessandro Chiometti