RE-VIEW: Quella casa nel bosco
“Tu credi di conoscere la storia.
Tu credi di conoscere quel luogo.
Apri gli occhi.”
Che figata!
È la prima esclamazione che mi viene in mente ripensando al film che ho visto l’altra sera, ovvero Quella casa nel bosco di Goddard (produttore di Lost e Daredevil di Netflix) e Whedon (autore di Buffy L’Ammazzavampiri), uscito nel 2012. Il cast è già una garanzia: da Chris Hemsworth (Thor degli Avengers) a Jesse Williams (Jackson Avery in Grey’s Anatomy) fino a Signourney Weaver (Ellen Ripley in Alien).
La trama sembra essere la classica trama da film horror, quella che Sam Raimi ha reso cult con La Casa dell’81, e che molti dopo di lui ci hanno riproposto in tutte le salse: cinque ragazzi decidono di passare un weekend in una casa in montagna pensando di divertirsi, ma andando in realtà incontro a morte certa. Tuttavia, l’originalità del film sta nel fatto che gioca proprio sull’abuso di tale trama e la trasforma in una cosa nuova, una specie di incrocio tra il docu-film e il reality show, in chiave ironica. Per tutti coloro che non hanno visto il film, consiglio vivamente di abbandonare la lettura di questa recensione, perché è impossibile non rovinarvi la visione con gli spoiler, ed è impossibile parlare in maniera più approfondita della pellicola senza abbondare coi suddetti. Da qui
SPOILER ALERT!!!
In quella particolare casa nel bosco, i cinque amici iniziano a cambiare, ed è il giullare ad accorgersene prima di tutti, ma ovviamente risulta poco credibile mentre fuma la marijuana. L’ambiente è inquietante, e iniziano a succedere cose strane, soprattutto in cantina. In pratica, ognuno si interessa a un oggetto in particolare e alla fine l’attenzione di tutti converge su Dana, la protagonista, che ha trovato un diario di una ragazzina risalente al 1903, e che parla di come lei e la sua famiglia hanno sofferto per purificarsi. Leggendo una formula in latino, la famiglia di zombie torturatori risale dalle viscere della terra per uccidere tutti i ragazzi. Quello che i cinque non sanno, è che un’intera associazione li sta osservando e controlla sia i mostri che l’ambiente intorno alla casa, da cui la famosa e divertente scenetta del fumo che fa dire a Chris Hemsworth che dividersi è la migliore idea dopo aver detto l’esatto opposto pochi minuti prima. I piani dell’organizzazione prevedono che ogni anno vengano sacrificati cinque ragazzi (la puttana, l’atleta, l’intellettuale, il giullare e la vergine) agli Antichi, dèi che restano nel sottosuolo permettendo all’umanità di prosperare in superficie ma che esigono un compenso per questa concessione. La morte dell’ultima è opzionale e affidata al fato, ma è necessario che resti viva più di tutti gli altri e che soffra. Sta andando tutto liscio finché non si scopre che il giullare, Marty il fattone, è ancora vivo! E ha scoperto le telecamere e l’ascensore da cui risalgono i mostri. Scendendo con l’ascensore, Marty e Dana scoprono tutta una serie di celle in cui ci sono migliaia di mostri diversi che vengono inconsciamente scelti dalle vittime a seconda dell’oggetto in cantina che li incuriosisce di più. La vera lotta inizia nei sotterranei, quando per salvarsi, i due amici liberano tutti i mostri dalle celle e questi iniziano a fare strage degli uomini dell’organizzazione. Se avete visto il film, sapete già che il finale è geniale: i ragazzi decidono di negare un’altra possibilità al mondo e all’umanità e di lasciare il controllo del mondo agli Antichi.
Geniale! Divertentissimo, un horror molto originale e ironico che sfrutta tutti gli stereotipi della categoria a proprio vantaggio. Buoni gli effetti speciali, bella la sequenza delirante che parte con la liberazione di tutti i mostri dalle celle, gore e splatter a volontà, jumpscares azzeccati! La critica è stata entusiasta, sia per la mescolanza di horror e commedia sia per la metafora del mondo hollywoodiano e il rapporto tra attore, sceneggiatore, regista e spettatore. Si parla infatti di un certo cliente durante il film, cliente che influenza la morte dei ragazzi, ma non viene mai spiegato chi sia questo cliente e perché sia così sadico. Resta così, nell’aria, un marionettista non in secondo, ma addirittura in terzo piano: il consumatore. Si potrebbe scrivere un saggio intero su questo film, ma qui noi non stiamo a fare i critici cinematografici, siamo semplici consumatori anche noi, e ci interessa che un film sia divertente e godibile. Per queste sere d’estate, se andate nella famosa casa di vostro cugino su in montagna a prendere un po’ di fresco con gli amici, non scendete in cantina, ma portate il lettore dvd: passerete sicuramente una bella serata con questa pellicola.
Votazione: 8,5/10!
Ilaria Alleva