Review: da Alien a Covenant, passando da Prometheus
La saga di Alien è probabilmente il miglior esempio di fantahorror che conosciamo. Almeno nei suoi tre capitoli iniziali.
Inziata con il primo capitolo nel 1979 da quella fucina di idee geniali che corrisponde al nome di Ridley Scott (Il gladiatore, Blade Runner, Thelma e Louise, Le crociate), proseguita nel 1986 con Aliens – Scontro finale del maestro James Cameron (Titanic, Terminator, True Lies, Avatar) e poi ancora nel 1992 con Alien3 di David Fincher (Seven, The Game, Fight Club) aveva assicurato standard di tensione, originalità e coniugazione del gotico con la science fiction come forse nessuno prima.
Gli argomenti della serie sembravano più o meno finiti quando uscì il quarto capitolo della serie: La clonazione che pur diretto da Jean-Pierre Jeunet (Il favoloso mondo di Amelie, Delicatessen) sembrava decisamente aver perso smalto e argomenti.
L’uscita dei crossover con Predator poi avevano degradato il tutto a polpettoni “sparatutto” privi di qualunque fascino mistico e gotico dei tre capitoli originali.
Quando nel 2012 Ridley Scott riprese in mano la sua creatura proponendo il prequel Prometheus che prometteva nelle premesse di spiegare la vita l’universo e tutto quanto, come avrebbe detto Douglas Adams l’operazione ci sembrava più che riuscita. Questo nonostante alcune debolezze di trama inconcepibili per un maestro come Scott (diciamolo: la scena degli scienziati fumati che scherzano con un serpente alieno non rendendosi conto della sua pericolosità mentre sono abbandonati su un pianeta ostile non si può proprio vedere). La maestosità del film del resto sovrastava tutte le incertezze e le incongruenze, Michael Fassbender emergeva come un mattatore nell’interpretazione dell’androide David. Noomi Rapace e Charlize Theron erano perfette nei loro ruoli aiutate anche dal loro essere agli antipodi come esempi di bellezza femminile. Una scleta davvero perfetta.
Se Prometheus era uno dei migliori assist che si potessero desiderare per il suo seguito, Covenant dal canto suo ha rovinato tutto quello che si poteva rovinare.
Un film letteralmente incomprensibile ma non nel senso della complicatezza della trama, bensì di come sia inconcepibile che Ridley Scott abbia potuto rovinare la sua “creatura” in questo modo.
Fin dalla prima scena, un inutile premessa che mostra l’androide David appena creato da Wayland quando tutto ciò che c’era da dire del suo rapporto di amore e odio con gli umani era stato detto sul Prometheus, il film si mostra come un patchwork di scene e situazioni dei vecchi alien e di altri film di fantascienza. Se l’incidente che uccide il capitano della nave Covenant (da cui il nome del film) non può che ricordare Alien3 il fatto di portare coloni ed “embrioni” congelati per la terraformazione di avamposti alieni non può che richiamare Interstellar. Il messaggio misterioso (Country Roads di John Denver) che convince gli uomini della Covenant a cambiare destinazione è usato dallo stesso Scott nel primo Alien così come la sfida con lo xenomorfo e l’eroina di turno che finisce nello spazio. Per la serie: una citazione può andare anche bene, scopiazzare a destra e manca no.
Rimangono non spiegate poi dal regista e dagli autori numerose questioni: ad esempio come sia possibile che la dottoressa Shaw che voleva incontrare i suoi “creatori” (gli ingegneri come li aveva definiti) per porgli le Domande (quelle con la D maiuscola) abbia permesso a David di sterminarli; inconcepibile poi, se vogliamo dirla tutta, come questi esseri ultratecnologici e superiori si siano fatti prendere così alla sprovvista da una nave che arriva dal loro avamposto dove tenevano le armi di distruzione di massa).
Oltre a tutto questo c’è poi da dire che, a parte poche scene, il film è davvero scontato anche e soprattutto nel finale.
Ridicola la scena in cui un il capitano si fa convincere da David ad avvicinarsi alle uova che contengono gli inseminatori degli xenomorfi, i c.d. facehugger per i fans più accaniti. (E quelle uova le aveva covate David, visto che non c’è una regina Xenomorfa? Cos’è dobbiamo rispondere alla domanda se è nato prima l’uovo o lo xenomorfo?)
La sfida fra l’androide buono e l’androide cattivo interpretati entrambi da Fassbender risulta molto stucchevole e priva di spunti realmente originali (i riferimenti a Ozymandias sono presi da Watchmen per inciso). Ripetiamo, tutto quello che Scott aveva da dire sul rapporto di amore odio dell’androide con il suo creatore umano lo aveva detto in Prometheus, qui è solo una minestra riscaldata.
Insomma Covenant risulta davvero di difficile comprensione, per i fan della saga fantahorror più famosa del mondo e ci sembra che il caro Ridley Scott abbia un poco perso il filo, o per lo meno non si capisce dove vuole andare a parare.
E’ stato annunciato qualche mese fa che il regista sta lavorando ad un terzo prequel di Alien (Awaking) che, a quanto dice lo stesso Scott, dovrebbe decisamente cambiar rotta e illustrare meglio la figura dei misteriosi ingegneri, che in Covenant sono praticamente assenti.
Speriamo che riporti la saga sui livelli precedenti, anche se a dirla tutta i danni fatti da Covenant ci sembrano quasi irreparabili.
J. Mnemonic