ARCHETIPI HORROR: GLI ZOMBI

Qual è la paura più grande dell’essere umano?

Quella di morire, ovviamente. Non è certo un caso se quasi tutte le religioni del mondo infatti si basano sulla promessa di una vita eterna, ovvero di una non-morte.

Il problema però è dove e come si ritorna in vita.

Probabilmente alla base del concetto stesso di Zombi (o Zombie nella grafia inglese) c’è la schizofrenia cattolica indecisa fra la resurrezione dei corpi e l’anima eterna che contempla Dio. Questa schizofrenia dovuta all’ellenizzazione del cristianesimo (che nella versione originale prevedeva solo la resurrezione dei morti e quindi il giudizio universale entro una generazione dalla morte di Cristo) ha, probabilmente, cominciato a far ipotizzare che se l’anima contempla eternamente Dio o soffre eternamente le pene dell’inferno, quando il corpo risorge deve essere per forza senz’anima. E quindi, teologicamente parlando, questo potrà essere immortale, ma niente più di un “animale” che deve soddisfare solo i propri istinti.

(Ci scusiamo per la visione gretta e anacronistica dell’animale ma non è nostra la colpa dei dogmi tomisti sui tre tipi di anima vegetale, animale, umana e la concezione cartesiana dell’animale-macchina privo di qualunque emozione, dolore o sentimento).

Se il concetto della resurrezione dei morti contro i vivi si incontra finanche in Mesopotamia con le minacce della dea Ishtar, la parola Zombi appare per la prima volta nel 1697, non a caso parlando di Sudamerica dove gli schiavi africani mescolati con le tribù native tutt’ora sono spesso indicati, guarda caso, come Zambi. Dopodiché la commistione fra arcaiche credenze del continente nero e quelle dei nativi mescolate all’imposizione del cristianesimo crearono un calderone di credenze popolari in cui quella zombi si è particolarmente diffusa ad Haiti e in tutti i caraibi e radicandosi nella comunità di New Orleans.

Ma di certo è Haiti il paese più zombificato di tutti dove, come racconta il meraviglioso film horror “Il serpente e l’arcobaleno” di Wes Craven con Bill Pullman, l’80% della popolazione è cristiana ma il 100% della popolazione è Voodoo. E nei riti voodoo come noto c’è la procedura per creare zombi ubbidienti al padrone che tiene in pugno le loro anime (scusate se ci esce la nostra parte razionale: il veleno del pesce palla usato nel rito causa una morte apparente e quando lo sfortunato si risveglia resta in stato catatonico per lunghissimi periodi).

Insomma lo Zombie era sempre presente in modo quasi sotterraneo nella nostra cultura, poi quando Edgar Allan Poe scrive “Il caso Waldemar”  la riscoperta del mesmerismo si fonde alle leggende latinoamericane.

Il non-morto che vaga in modo catatonico è sdoganato, ma bisogna aspettare il 1968 con il grandissimo George Romero e “La notte dei morti viventi”  che inizia una serie eccezionale in cui, caso raro al cinema, almeno due dei sequel (“L’alba dei morti viventi” di dieci anni dopo con il montaggio di Dario Argento e musica dei Goblin, e “Il giorno dei morti viventi” sono alla pari se non addirittura superiori all’originale) perché la fama dello zombi diventi planetaria.

Grazie a Romero sono così definite le regole generali per un film sugli zombi.

1) Gli zombi sono infiniti, non ne ucciderai mai abbastanza per vivere tranquillo;

2) Muoiono solo se gli si spara in testa o comunque distruggendogliela;

3) Sono lenti, goffi e fondamentalmente stupidi;

4) Hanno fame di carne umana;

5) Il loro morso ti fa diventare uno zombie.

Con il tempo queste regole sono state cambiate dallo stesso Romero che ne “La terra degli zombi” prevede un’evoluzione di questi in una società nuova, poi Danny Boyle con il suo “28 giorni dopo” ha tolto la lentezza e la goffaggine e ha fatto degli zombi dei predatori terribili.

Impossibile non citare il fatto che negli Usa il più bel film sul tema è considerato “Zombi 2” di Lucio Fulci (il numero 2 è dovuto al fatto che in Italia il secondo capitolo del trittico romeriano era uscito con il titolo “Zombi”).  Film disprezzatissimo all’epoca dell’uscita e oggi rivalutato da tutti i fan del cinema di horror e non solo.

Cos’è che si dice dei profeti in patria… nessuno lo è se non dopo morto… ah già, ma stiamo parlando per l’appunto di zombi!

Altri film da vedere: Rec, The Walking Dead, The horde, Shawn of the dead, Zombieland, Resident  Evil.

Vi lasciamo con una domanda che può aprire infinite discussioni: ma perché in “Io sono leggenda” (indimenticabile libro di Richard Matheson di cui sconsigliamo vivamente il terribile adattamento cinematografico Francis Lawrence con Will Smith e vi consigliamo invece di rimanere alla trasposizione del 1964 di Ubaldo Ragona “L’ultimo uomo sulla terra” con sua maestà Vincent Price) l’autore ha parlato di “vampiri” per descrivere quelli che somigliano molto di più a degli zombi?

J. Mnemonic

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