Gioie e dolori dei remake sui vampiri

Il 2024 è stato l’anno dei remake a tema vampiri: due esempi su tutti, uno pregevole e l’altro incredibilmente deludente, sono Nosferatu di Robert Eggers e Le notti di Salem di Gary Dauberman. Nel caso in cui non abbiate fatto in tempo a vederli in sala, l’estate ci sembra un buon momento per recuperarli.

“Nosferatu” di Eggers

Iniziamo dal capolavoro di Eggers: chiunque abbia letto il più famoso tra i romanzi di Bram Stoker sarà felice di vedere finalmente una trasposizione contemporanea degna delle atmosfere cupe del libro. Eggers è riuscito a creare una pellicola che ammanta lo spettatore delle nebbie spettrali che si respirano prima nei boschi attorno al castello del Conte, poi nella cittadina tedesca di Wisborg. Nonostante la trasposizione tedesca, dovuta alla nota controversia per i diritti sorta tra la famiglia Stoker e il regista Murnau, Wisborg non ha nulla da invidiare alle immagini della Londra vittoriana del romanzo. Eggers era già riuscito a creare un film d’atmosfera di tutto rispetto con The V.V.I.T.C.H., ma con le sequenze di questo Nosferatu ha raggiunto, a nostro modesto parere, il punto più alto della sua carriera (finora). Ogni inquadratura è un quadro, l’utilizzo della luce e dei contrasti è eccezionale. Il Conte di Eggers, col suo respiro rantolante che si muove insieme alle foreste di conifere, la sua pelle putrida e ripugnante, le sue dita lunghe come artigli la cui ombra riesce a coprire un’intera città, è il vampiro più terrificante che si sia visto sul grande schermo da molto tempo (una menzione di merito va alla Creatura di Midnight Mass, per il piccolo schermo). La reinterpretazione della figura di Ellen (più simile alla Vanessa Ives di Penny Dreadful che alla Mina di Stoker) è un piacevole colpo di scena. Insomma, ci accodiamo a tutti coloro che hanno definito questo film un capolavoro.

“Le notti di Salem” di Dauberman

E ora le dolenti note: altrettanto atteso era il remake de Le notti di Salem, per la prima volta al cinema dopo la miniserie televisiva degli anni ’80. I vampiri di Stephen King, tuttavia, non hanno trovato un regista in grado di rendere loro giustizia. Il romanzo è un continuo crescendo di tensione, mentre la pellicola sembra non riuscire mai a spiccare il volo, arrancando in un’eterna, noiosissima, superficiale introduzione. I personaggi sono tutti dimenticabili, scialbi, bidimensionali. L’atmosfera di Salem’s Lot, che dovrebbe ricordare una piccola Transilvania statunitense, è troppo luminosa, troppo tranquilla: sembra la città delle Gilmore Girls invece che un posto in preda a un’epidemia di vampirismo. L’utilizzo delle luci, al contrario del sapiente utilizzo che c’è nel film di Eggers, qui è completamente sbagliato. Se da un lato la pellicola di Dauberman sembra rimanere ferma al punto di partenza, dall’altro tutto sembra accadere troppo in fretta, senza che ci sia il tempo di affezionarsi ai personaggi. Unica nota di merito sono le apparizioni dei vampiri alle finestre: gli effetti speciali sono ben riusciti e inquietanti al punto giusto, così come la luminescenza dei mostri. Tuttavia, siamo lontani anni luce dalla giustizia che andava resa al romanzo. Non possiamo che aspettare l’ennesimo remake. E speriamo che ne valga la pena.

di I.A.

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