LE ORIGINI DI HALLOWEEN: SFATIAMO UN MITO
“I ragazzini di oggi festeggiano più Halloween che il Carnevale. Queste americanate proprio non le capisco!”. Quante volte avete sentito questa frase nella vostra vita? Io almeno un centinaio. Eppure i benpensanti che detestano la “festa del diavolo” dimostrano solo di essere dei grandissimi ignoranti in materia, gente che letteralmente non ha la benché minima idea di cosa stia dicendo e prima di aprire la bocca e darle fiato sarebbe bene che si documentasse. Ormai è risaputo che i festeggiamenti della notte del 31 ottobre hanno radici europee, anche la Ferrero allega dei libriccini sull’argomento ai dolcetti che vende. Perfino tra le prime righe di Wikipedia si trova
“[…] È erroneo il pensiero comune che la festa di Halloween sia estranea alle tradizione italiane, invero usanze affini a quelle della moderna Halloween sono sempre state comuni in tutta Italia, anche se spesso si collocavano nella notte fra il 1º novembre e il 2 novembre“.
Le origini di Halloween vanno ricercate nella festa celtica di Samhain (in gaelico “fine dell’estate”), celebrazione tenuta il 31 ottobre -poiché per i Celti era in quella data che l’anno terminava- in onore della fine della stagione dei raccolti. La festività apriva la stagione invernale durante la quale ci si poteva dedicare ad altre iniziative ed era propiziatoria per le nuove messi. Durante la notte del 31 ottobre la leggenda vuole che il velo tra il nostro mondo e quello degli spiriti si faccia sempre più sottile, fino a scomparire. Infatti è durante questa festa che si possono incontrare folletti, fate, ninfe e fantasmi, e comunicare con le creature immortali per ricevere consigli e predizioni. I festeggiamenti si protraevano per più giorni e preparando succulenti e gargantueschi banchetti si lasciavano sempre delle porzioni per ingraziarsi gli spiriti dei morti. Inoltre si accendevano grandi falò per ricordare la palla di fuoco del sole e scacciare gli spiriti maligni. All Hallow’eve’ (letteralmente “notte di tutti gli spiriti sacri”, cioè “vigilia di tutti i santi”) è stata esportata in America con successo a seguito di una grave carestia che nell’800 costrinse moltissimi irlandesi ad emigrare. Nonostante varie teorie legate alle intenzioni della Chiesa a riguardo, la festa di Ognissanti era festeggiata in giorni diversi a seconda dei luoghi, addirittura in maggio o in aprile. Sembra dunque che fossero due feste diverse che poi si sono sovrapposte.
Un’altra teoria, se siete dei puristi e volete ricercare le origini proprio nella nostra penisola, è quella delle origini nella festa romana in onore della dea Pomona -divinità legata ai semi e alla frutta- o più probabilmente dei Parentalia, la festa dei morti. Anche nell’antica Roma dunque si credeva che le anime dei morti potessero tranquillamente gironzolare tra i vivi, tra il 13 e il 21 febbraio.
In Italia si contavano numerosi insediamenti celtici, soprattutto in Valle d’Aosta, Veneto, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Marche, e tutti i toponimi che finiscono in -viso, -igo, -uno, -ate, testimoniano una presenza celtica longeva tanto da lasciare il segno nella denominazione del luogo. Una festa tanto comune da avere un nome specifico anche in italiano, nonostante la maggior parte di noi lo ignori: la notte delle lumere. Ci sono centinaia di migliaia di usanze secolari riguardanti tale festa in ogni regione d’Italia, dal “Coccalu di muortu” in Calabria alla filastrocca “damm l’anma i mort, ca snnò t sfasc la porta” di Foggia. In Veneto il nome è rimasto nella versione italiana, e c’è l’usanza di mettere candele all’interno di zucche intagliate a rappresentare la morte e la resurrezione. A Bormio, in Lombardia, al posto della candela si mette del vino nella zucca.
La zucca fa riferimento alla leggenda di Jack-O’-Lantern, il quale rimase bloccato in una specie di Purgatorio guidato solo dalla luce della sua rapa intagliata. La rapa intagliata e illuminata era utilizzata dai sacerdoti celti che dal 300 a.C. andavano di casa in casa a chiedere offerte, promettendo maledizioni nel caso i doni non ci fossero. Era la rapa stessa a rappresentare lo spirito che avrebbe realizzato le loro maledizioni se ce ne fosse stato il bisogno. Da questa usanza deriva il nostro Dolcetto o Scherzetto. Anche in Inghilterra nel Medioevo c’era una tradizione simile: durante la notte di Ognissanti i bambini andavano a chiedere fette del “Soul Cake”, e per ogni fetta recitavano una preghiera per un loro caro, in modo da fargli lasciare il Purgatorio e indirizzarlo verso il Paradiso.
Per quanto riguarda invece l’usanza di mascherarsi, anche questa ha avuto origine tra i celti, i quali usavano mettersi pelli di animali e maschere mostruose per spaventare gli spiriti maligni, confondendosi con essi. Altri amuleti erano il manico di scopa per spazzar via gli spiriti malevoli, il gatto come custode della casa, il ferro di cavallo appeso alla porta come monito per gli spiriti, e le campane per disperderli nel vento.
Pian piano le origini di questa festa si stanno perdendo per lasciare spazio ai party in maschera e ai film horror, ma non è un caso che l’horror e Halloween abbiano un così stretto legame: anche gli antichi temevano la morte rappresentata dai loro defunti e avevano molti rituali per scacciarla ed esorcizzarla. E non è un caso nemmeno il fatto che questa festa abbia numerose origini in diverse regioni del mondo: il confronto con la morte non è qualcosa di circoscritto a un solo popolo, contrariamente a ciò che molti vorrebbero farvi credere, ma è una cosa tipica dell’essere umano, che prima o poi deve farci i conti.
Ilaria Alleva
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