About: Suspiria (di Luca Guadagnino)

[voto 9,2/10]

[attenzione spoiler]

“Si… può… fare!” come direbbe Gene Wilder nei panni del Dottor Frankenstìn.

Si può rendere omaggio ad un classico dei classici, facendosi ispirare da esso, si può modificarlo e non fare una copia “scene by scene” come va di moda adesso, cosa utile solo come prova di bravura per gli attori.

E lo si può fare anche con un film così difficile e problematico come uno dei due capolavori di Dario Argento (l’altro, inutile a dirlo, è “Profondo Rosso”).

Suspiria di Argento era stato definito in tanti modi: il “the definitive cocaine film”, “l’horror perfetto nei dieci minuti iniziali”, “cinema lisergico” e in molti altri modi ancora.

In realtà il Suspiria di Argento rappresentava davvero una lezione di cinema e regia, non solo per il genere horror.

Per questo siamo entrati in sala scettici, convinti di dover cercare qualche appiglio per frenare l’inevitabile delusione. E invece come a volte succede (non spesso) il film di Luca Guadagnino è ben oltre ogni legittima aspettativa.

I colpi di genio del regista palermitano sono tanti. Iniziando dal cast; se Tilda Swinton l’avevamo vista subito adatta nei panni di Blanche (l’androgina attrice sembra qui aver trovato il suo ruolo definitivo), molte più perplessità suscitava Dakota Johnson nei panni della giovane ballerina Susie Bannon protagonista del film. L’attrice invece lascia da parte le varie “sfumature” che l’hanno resa famosa e ci regala una grande interpretazione. Così come le altre attrici che interpretano il corpo da ballo come Mia Goth e Chloe Grace Moritz. Sempre sul cast, l’entrata in scena finale di Jessica Harper (la protagonista nel ruolo di Susie Banner del Suspiria di Argento) la dice lunga sul grande senso di poesia del regista.

Il “punto debole” del Suspiria originale come è noto era la mancanza di una trama strutturata (per alcuni questo era un punto di forza in realtà, ed è bello che ci siano queste diverse interpretazioni). Luca Guadagnino lascia la semplicità della storia senza ingarbugliare troppo il mistero, ma gli conferisce spessore spostando lo svolgimento a Berlino nei giorni del duro conflitto fra Stato tedesco e i terroristi della Raf. Facendo intuire un certo impegno politico delle “congrega” che dura fin dai tempi del Reich.

Poi ci sono almeno altre tre lezioni di bravura del maestro che non possiamo non spoilerare (sono tre sequenze degne dell’oscar, per quel che può valere il nostro parere).

La prima quando la “ribelle” Olga viene uccisa nella stanza degli specchi segreta mentre la giovane Susie tiene la sua prima performance come protagonista. In una sequenza gore terribile e al tempo stesso fantastica per lo spettatore grazie alla sovrapposizione ballo di Susie/massacro di Olga.

La seconda quando Susie rivela la sua vera natura di Mater Sospirorium (questa è tutta farina del sacco di Guadagnino, applausi sinceri e motivati) dando il via a un impressionante danza splatter che forse nessuno ha mai osato al cinema (per lo meno negli ultimi tempi).

La terza è quando il “testimone innocente” sull’orlo della follia non riesce a dimenticare che fra tanti orrori indicibili della congrega di streghe che ha scoperto, l’orrore della sua vita resta la deportazione della moglie da parte dei nazisti. Chapeu Maestro Guadagnino, lo ammettiamo: siamo incantati.

Quello che Guadagnino ha capito (e purtroppo la moda recente dei registi hollywoodiani non ci riesce proprio) è che al genere horror non serve “la storia vera” per far paura e neanche mettere in dieci minuti trentaquattro “scene buh!” che poi alla fine non fanno più nessun effetto visto il loro abuso.

L’horror inquieta con l’intreccio perverso della sua storia, la sua atmosfera malata e uno sguardo arrabbiato della strega Blanche vale a livello emozionale la scena splatter fine a se stessa.

J. Mnemonic