DRACULA DI NETFLIX-Che trash!

 

Dracula, la miniserie Netflix, aveva creato moltissime aspettative, a partire dalla geniale trovata pubblicitaria del cartellone fino alle firme della sceneggiatura (le stesse di Sherlock!). Chi l’avrebbe mai detto che ne sarebbe venuto fuori un prodotto così scadente?

LA TRAMA

Non so se si può parlare di spoiler quando si parla di Dracula. Ne sono state fatte mille e più versioni. La sceneggiatura infatti non è originale, il soggetto è sempre il famosissimo romanzo di Bram Stoker. Cosa cambia allora? L’interpretazione. Ma ogni tanto ce ne passiamo con questa scusa dell’interpretazione, eh. In questo Dracula, il vampiro è il classico gentiluomo tenebroso delle centinaia di trasposizioni cinematografiche, ma la vicenda è molto più… confusa, sebbene sia divisa in soli 3 episodi da un’ora e mezza ciascuno. Nella prima puntata vediamo come Jonathan Harker sia finito tra le grinfie del tenebroso Conte e cosa sia successo nell’arco di tempo che egli ha passato col mostro, nonostante i suoi ricordi siano piuttosto nebulosi. Non vi illudete: di Mina e Jonathan vedrete ben poco. La vicenda si sposta sul confronto con Van Helsing (su cui torneremo più tardi) che sarà il fil rouge di tutta la serie. Il secondo episodio tratta invece del viaggio in nave per Londra, una parte che viene snobbata in tutti i film e che invece è interessante approfondire. Ecco, questa puntata sarebbe bastata e avanzata, anzi, fosse stata solo questa si sarebbe trattato di una specie di spin off di Dracula molto gradevole. Invece ci siamo fatti prendere un po’ troppo la mano, eh Moffat e Gatiss? E siamo finiti a 123 anni dopo, con un Dracula spaesato ai giorni nostri e una trama che mi ha ricordato Buffy l’Ammazzavampiri ma senza neanche un grammo dell’emozione di quella serie. Il finale è ambiguo.

 

I PERSONAGGI

Le dolenti note. Partendo dal protagonista: Dracula fa troppo lo splendido. È troppo simpatico! Ha un gran senso dell’umorismo e non emana alcuna aura di pericolosità. La cosa più odiosa sono le sue battute. È sopra le righe, ma non in modo inquietante, quanto in modo ridicolo! Anche l’attore scelto, Claes Bang, è adatto fino a un certo punto. Nonostante sia conciato abbastanza bene, ha comunque un’aria troppo bonaria.  Sembra la versione simpatica di Christian Grey di 50 Sfumature. Van Helsing è una suora in una complicata e scettica relazione con Dio, e si reincarnerà in una sua discendente dei giorni nostri (identica a lei) di cui non ci importerà nulla. Jonathan interpreta sostanzialmente la parte del servo del vampiro, ma qui finisce la sua funzione. Mina è solo una donnicciola idiota che appare sullo schermo per dieci minuti in totale. I personaggi più interessanti potevano trovarsi sulla nave. Peccato, abbiamo avuto davvero poco tempo per conoscerli! La migliore sposa di Dracula, Lucy, è stupida e insignificante. Insomma, un disastro su tutti i fronti. Tutti i personaggi sono scritti molto, molto male. Non ci affezioniamo a nessuno di loro, anzi. E poi, sono troppi!

LE AMBIENTAZIONI

Quando si parla di fantasy o di horror, l’ambientazione è importante tanto quanto un personaggio principale. Serve a caratterizzare i personaggi. Il castello di Dracula si vede solo nel primo episodio, e non lo scopriamo poi così bene. Resta un dedalo confuso di stanze e corridoi, mentre il caro Jonathan Harker è sempre più debole per mostrarcelo. Il convento è solo un convento. La nave invece è un’ottima ambientazione e si presta ai risvolti dell’horror (vedi The Terror); infatti è quella che funziona di più! Ma quando si arriva al presente… si salvi chi può! Se per Sherlock la trasposizione ai giorni nostri può funzionare perché si tratta di un giallo, per un horror dalle atmosfere gotiche NO! Assolutamente ed inequivocabilmente no! A meno che non si tratti di una villa sperduta in qualche bosco, non si può ambientare Dracula (un Dracula che si prende seriamente, non un B-movie) tra disco-pub e laboratori di ricerca. Persino il cimitero della modernità, nonostante sia pieno di non morti, non suscita il benché minimo brivido.

 

COMPARTO TECNICO

Dopo pochi minuti del primo episodio stavo per spegnere per via degli effetti speciali: posticci e veramente trash, degni del peggior film della Asylum. Tra le mosche che finiscono senza senso negli occhi, i bambini vampirizzati che sembrano bambolotti, i servi del vampiro truccati con la cartapesta e le loro morti sempre diverse… non c’è mai fine al peggio. La fotografia è abbastanza pietosa, sembra quasi di plastica. La regia non ha niente di horror. È tutto molto fastidioso da vedere e soprattutto contribuisce a mantenere la distanza tra lo spettatore e la storia. Perché questo è il più grande problema del Dracula di Netflix: non riusciamo a crederci davvero. La sceneggiatura mette davvero troppa carne al fuoco per quattro ore e mezza di spettacolo. Quattro ore e mezza completamente scollegate, tre film che a malapena si intrecciano. Come facciamo ad entrare in empatia con tutti i personaggi, sparsi in secoli e in posti diversi, e mai approfonditi? Persino farlo col protagonista è difficile. Non si riesce né ad odiarlo né ad amarlo. E poi si ha sempre la sensazione che manchi qualcosa (oltre all’horror, grande assente). Parlare di questa serie è complesso perché non si sa da dove partire né quali errori evidenziare. Ci sono talmente tanti buchi di trama che sembra una groviera, un sacco di sottotrame che vengono aperte e poi lasciate là, a mezz’aria. La cosa peggiore è che è una serie che vuole prendersi sul serio, che vuole essere anche filosofica e psicologica in un certo senso (lo si vede chiaramente sul finale). Ed è proprio questo che la rende così terribilmente trash.

Voto finale: 3/10

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