La Linea Gotica: Valerio Evangelisti
Una voce insistente e ripetuta è che non ci siano autori italiani bravi nel cimentarsi con il genere horror.
La realtà invece è che le grandi casi editrici italiane non hanno molto coraggio e pubblicano solo cose di cui sono certe che le facciano guadagnare..
Fino a qualche anno fa c’era molto più coraggio e si proponevano ai lettori anche cose che uscivano dalla tirannica routine dell’autogrill ovvero: ammore-cucina-manualeperfarsoldi-thriller (ma, per l’amor di dio, quest’ultimo senza il paranormale, per carità!).
Gli autori che hanno avuto la fortuna di farsi un nome prima della totale chiusura del mercato editoriale (insieme a quelli che hanno la fortuna di avere un nome che prescinde dall’effettiva qualità dei libri pubblicati) hanno la possibilità di continuare a vedere pubblicati titoli che vanno fuori dalla tirannica routine e addirittura raccolte di racconti (una o massimo due però, non esageriamo che di Stephen King ce n’è uno solo).
Tra i primi possiamo annoverare Valerio Evangelisti, uno degli autori più spiazzanti e imprevedibili degli ultimi trent’anni.
La sua produzione può variare dal romanzo storico classico (“One Big Union” o la trilogia de “Il Sol dell’Avvenire”), passando per l’iperrealismo splatter della sua trilogia sui “Pirati dei Caraibi” che vi cancellerà dalla mente qualsiasi volto affascinante di Johnny Depp o Orlando Bloom quando vi renderete conto di chi erano davvero i “I fratelli della Costa” e che mezzi usavano (in realtà non molto diversi da quelli che usavano le marine militari dei civili stati europei che imperversavano nel golfo del Messico allora), fino all’horror metafisico del ciclo dell’Inquisitore Eymerich forse il suo personaggio più conosciuto e più tradotto nel mondo.
Nicholas Eymerich (anche se con la rivalutazione revisionista del medioevo che è in corso non va molto di moda dirlo) è stato realmente uno dei più terribili inquisitori di Spagna durante il periodo della cattività avignonese della Chiesa e per avere un’idea della sua opera, basta pensare che arrivò fino ad accusare di eresia l’intera città di Valencia. Eymerich fu anche l’autore del “Directorium inquisitorum”, vero e proprio manuale usato in tutta l’inquisizione spagnola su come estorcere le confessioni ai prigionieri con violenza fisica e psicologica.
Il Nicholas Eymerich di Valerio Evangelisti invece, seppur pienamente ispirato al personaggio storico e con continui riferimenti alla sua vita reale, si trova nel medioevo ma il “male” che lui cerca di combattere arriva da altri mondi e altre dimensioni e altri futuri dove si ripercuotono le conseguenze delle sue azioni e delle sue battaglie per la dottrina della fede.
Forse, al di là delle polemiche revisionistiche che citavamo prima, dell’Eymerich di Valerio Evangelisti possiamo dire che forse l’autore pecca di ingenuità concedendo sempre al suo personaggio una fede sincera in quello che fa (almeno nei romanzi della serie che abbiamo letto), cosa che oggi risulta difficile da credere. Anche se, dobbiamo ricordarlo sempre, è difficile oggi pensare di capire ragionamenti e comportamenti di secoli passati.
Altra caratteristica fondamentale dell’autore bolognese è di documentare sempre i suoi romanzi con riferimenti storici puntuali e preziosi. Non a caso insieme ai Wu Ming è stato l’esponente più di spicco di quel corpus letterario definito New Italian Epic.
Speriamo che il potere della “tirannide dell’autogrill” finisca al più presto e che le grandi case editrice capiscano che è difficile vendere ciò che non vine proposto.
Anche perché chi ha avuto modo di leggere ciò che c’è sotto la grande distribuzione può confermare che ci sono premesse per aver nuovi grandi autori italiani del genere horror.