1989 Vs 2019 – Il ritorno di Pet Sematary
[voto: 7.3/10 per entrambi]
[Attenzione: SPOILER come se piovessero]
Pet Sematary non è solo un film dell’orrore e non è solo un film dell’orrore tratto da un libro di Stephen King.
È il primo film della storia che ha avuto il benestare dallo scrittore del Maine, il benestare per inserire il suo nome nel titolo delle locandine del film nel 1989. E lo stesso King appare nella pellicola originale nel ruolo di un pastore.
Il pregio del film del 1989 è stato quello di rispettare molto il plot del romanzo, e al di là dell’impossibilità di portare sullo schermo tutta la caratterizzazione dei personaggi kinghiani, è infatti uno di quei film horror degli anni ’80 che “regge” anche oggi nella visione smaliziata di persone che hanno trenta anni in più.
Al di là dell’allora pessima traduzione italiana del titolo in sala (“Cimitero Vivente” davvero non c’entrava nulla con la storia) c’è da dire che il film di allora non portò benissimo a Mary Lambert, una delle prime registe donne che si cimentavano con il cinema horror. Al di là di un bruttissimo sequel Pet sematary 2 e di un altrettanto terribile Urban Legends 3 non abbiamo più avuto sue notizie infatti.
Ma Pet Sematary (1989) era indubbiamente un ottimo film horror, un’idea semplice e forse neanche originale ma ottimamente realizzata mischiando gli orrori reali (il tir che spazza via il piccolo Cage) con quelli delle leggende indiane.
Il film del 2019 fatto dai due registi quasi debuttanti Kolsh e Widmeyer si avvale della recitazione di due pezzi grossi come John Lithgow (molto noto per la partecipazione come villain in blockbuster come Cliffhanger o come attore non protagonista in film come Interstellar, Ai Confini della Realtà, Footlose) e di Jason Burke (attore australiano sempre più quotato ad Hollywood grazie a film come il Pianeta delle scimmie, La vedova Winchester, Il grande Gatsby, Child 44). Il primo nei panni dell’anziano saggio-ma-non.troppo Jud il secondo in quelli del dottor Louis Creed, in cerca di una tranquillità in provincia che non troverà.
Il nuovo film si differenzia dall’originale all’inizio solo per inserire la figura di una sorella maggiore al piccolo Gage e per dare molto più rilievo ai traumi di Rachel, moglie del dottore, subiti quando accudiva la sorella deformata dalla malattia in casa.
Il gatto Church viene riportato in vita come nell’originale dal misterioso cimitero indiano e anche qui ricalca la trama diventando una belva feroce e ingestibile. Poi il film prende una trama completamente diversa. Non Cage ad essere investito dal tir ma la sorella Ellie e il ritorno di Rachel insieme a Cage renderà il finale molto più splatter e imprevedibile del primo episodio. E il gatto Church, possiamo dirvelo ha un ruolo di primo piano.
Insomma, promozione per un remake che segue la traccia ed innova. Magari tutti di questo livello i remake dei classici!
J. Mnemonic
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